Flat Tax e ripetizioni: è la soluzione?
Torno su un tema che mi è molto caro, a costo di diventare noiosa e ripetitiva, perché recentemente sono uscite sui giornali delle notizie (se così si possono definire) che lo ha portato alla ribalta, almeno per mezza giornata: parlo delle tasse, e di come si possano dare ripetizioni senza contribuire a quella terribile piaga del lavoro nero, fenomeno che in Italia ha assunto dimensioni gigantesche e che temo sia ormai del tutto fuori controllo.
Potete leggere l’articolo qui, ma è sufficiente cercare su Google “ripetizioni flat tax” per ottenere decine di risultati; rientra nelle nuove misure varate dal Governo che dovrebbero essere inserite nella manovra economica, anche se per ora non sono riuscita bene a capire di cosa si tratti esattamente, né se sia rimasta a livello di ipotesi o se effettivamente sarà introdotta nella Legge di bilancio.
Non entro nel merito delle varie proposte che sono state fatte, ma è interessante che questo argomento sia stato finalmente trattato nello specifico: il sommerso legato alle ripetizioni in nero, infatti, è veramente enorme (si parla di un mercato stimato in 800 milioni di euro), si tratta forse di uno dei settori maggiormente colpiti da questa piaga; l’idea di mettere mano a questo disastro è decisamente lodevole, e la sua applicazione, immagino, non semplice.
Detto questo, devo ammettere che i dubbi che questa notizia ha sollevato sono parecchi.
Per prima cosa: chi sarebbero i destinatari di questo provvedimento? Stando a quanto riportano i vari giornali, anche specializzati, avranno la possibilità di accedere alla tassazione al 15% per le lezioni private gli insegnanti titolari di cattedra di ogni ordine e grado (previo avviso all’istituto di appartenenza per verificare la compatibilità rispetto al proprio ruolo), nonché ai titolari di partita IVA con fatturato fino a 65.000 €. Ciò che non è specificato è in che modo gli insegnanti verseranno la somma dovuta: dovranno aprire P.I.? Avranno bisogno di iscriversi alla gestione separata dell’Inps (cosa che avviene per i titolari di P.I) per quella parte di contributi che attiene alle sole ripetizioni pomeridiane? O in qualche modo l’aliquota Irpef verrà integrata nel reddito percepito come dipendenti pubblici?
Altra questione: le ripetizioni date dagli studenti universitari. Per esperienza diretta posso dire che è questa la parte più ingente di questo mercato. Non intendo certo negare che ci siano molti insegnanti che arrotondano lo stipendio in questo modo, illegale e scorretto, ma certo il numero degli studenti universitari che danno lezioni private per raccogliere qualche soldo supera di gran lunga quello degli insegnanti di ruolo, che per altro dovrebbero già essere abbastanza impegnati a preparare lezioni e correggere compiti. Basta guardare uno dei tanti siti che fa da collettore per annunci di ripetizioni: contate quanti universitari offrono lezioni e quanti sono, invece, i docenti. Dunque: questi studenti, cosa dovrebbero fare? Aprire P.I.? Questo caso sembra non essere affatto contemplato.
Infine, una parola su questi siti specializzati: guardando le tariffe orarie per le lezioni mi sembra che ci siano pochi dubbi sul fatto che manchi quantomeno un controllo su un eventuale rilascio di fattura (e non dico per dire: ne ho usufruito anch’io in passato, e nessun controllo è stato fatto; avrei potuto tranquillamente non rilasciare nessun documento senza nessuna conseguenza).
Ora, la domanda che accomuna tutti questi casi è la seguente: perché mai coloro che ora lavorano in nero avendo la possibilità di aprire partita IVA e rilasciare regolare fattura dovrebbero smettere e decidere di pagare le tasse? Voglio far notare la flat tax c’è già; con la mia P.I. io pago il 5% di Irpef per cinque anni, poi il 15%, più, naturalmente, l’Inps. Quindi, al di là del fatto che non si tratta di una novità, la questione non cambia: lavorare in nero e tenersi tutto ciò che si guadagna o pagare le tasse, anche ammettendo che si possa parlare di aliquota ridotta? Io non credo che il problema sia la percentuale di tasse da pagare, ma l’attitudine delle persone a fare le cose in regola o meno.
Certo, il cliente spesso non aiuta: ancora stamattina sono stata contattata da una mamma che aveva bisogno di ripetizioni per il figlio e che ha rinunciato dopo il mio rifiuto di non rilasciare fattura.
Una domanda che però mi viene posta molto spesso è se sia possibile scaricare le spese delle ripetizioni; ahimè devi rispondere sempre che no, ancora non è possibile. Ecco, forse questo sarebbe un incentivo migliore: non sperare, alquanto ingenuamente, che solo perché si abbassa la cifra le tasse verranno pagate, ma mettere le famiglie in condizione di chiedere e pretendere che venga fatta la fattura, fare in modo che per loro non sia solo sconveniente il fatto di non pagare in nero.